È risaputo: i bambini dal dottore non ci vogliono proprio andare. Eppure la loro crescita ha bisogno di essere costantemente seguita anche da controlli medici, oltre che dall’amore di mamma e papà. E in questo processo la figura del pediatra, per quanto fondamentale, può non bastare. Si pensi, per esempio, a quanto sia delicato in un bambino lo sviluppo progressivo dell’intero sistema visivo, che dura circa dieci anni ed è collegato allo sviluppo del cervello. La visione, infatti, dipende non solo da occhi in salute, ma anche dalla capacità del cervello di interpretare le immagini correttamente, sino a percepirne una sempre più dettagliata definizione.
Per questi motivi, alcuni disturbi visivi nel bambino posso avere un’origine neuro-oftalmologica. Tra questi, la cecità corticale, le neuropatie craniche, il ritardo di maturazione visiva, l’ipoplasia del nervo ottico o la sua atrofia. Ecco dunque che l’oculista è uno di quei medici da cui i bambini devono convincersi ad andare. Almeno a partire dai tre anni di età. È sufficiente che i loro genitori li preparino all’incontro con l’uomo o la donna in camice bianco, che ha preparato per loro dei divertenti giochi a quiz (il riconoscimento delle E di Albini, per il controllo dell’acutezza visiva), le gocce magiche (occorrerà instillare un collirio), il soffio del drago (l’esame del tono oculare, mediante un velocissimo e lieve getto d’aria) e tante altre fantastiche sorprese. Tutto indolore, tutto un gioco. L’approccio descritto è lo stesso adottato presso lo studio del dott. Gaetano Gigante (dotato di efficaci mezzi diagnostici per il controllo dei bambini), in cui operano anche un’ortottista specializzata in Oftalmologia Pediatrica e un’altra ortottista specializzata nelle Alterazioni della Motilità Oculare, difetti frequenti nei piccoli pazienti (strabismo).